Marzo(Canepa) by La Repubblica di Torriglia

Marzo(Canepa) by La Repubblica di Torriglia

autore:La Repubblica di Torriglia [Torriglia, La Repubblica di]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Un anniversario

Qualche anno fa, dovendosi celebrare l’anniversario della Liberazione, un giornale genovese pubblicò una foto che rappresentava la «resa» ai partigiani di un battaglione della Divisione Monterosa, il Battaglione Vestone. Si intendeva in questo modo ricordare un episodio della Lotta di Liberazione ormai passato nel dimenticatoio; eppure si tratta di uno degli episodi più significativi che coronava lunghi mesi di tenace ardimento e di continui rischi affrontati dai partigiani della Divisione Cichero per avvicinare i loro avversari e convincerli a lottare per la libertà del nostro Paese1

Fu appunto in uno di questi tentativi che il comandante di una nostra pattuglia, mi pare che si chiamasse Dentice, e un suo compagno di cui mi sfugge il nome, furono fatti prigionieri; e da qui ebbe inizio l’azione che indusse il comando della Cichero a intavolare trattative, accettando di incontrare il maggiore Paroldo che comandava il battaglione Vestone.

E anzitutto debbo precisare che non si trattò di «resa», ma del «passaggio» di un battaglione degli alpini nelle file dei partigiani: alpini che poi e fino alla fine delle ostilità, si batteranno al nostro fianco, seminando coi corpi dei loro caduti il cammino che ci portò alla liberazione di Genova.

Abbiamo visto nelle pagine precedenti che dopo il grande rastrellamento di agosto, il comando tedesco aveva affidato alla Monterosa il compito di presidiare la statale del Trebbia; e dunque due battaglioni s’erano insediati a Torriglia e a Bobbio, all’inizio cioè e al termine della strada che segue il corso del fiume; mentre il terzo, il Vestone, si stabiliva al centro della vallata, e precisamente a Gorreto, nel castello dei principi Centurione, già sede del comando della Cichero.

Intanto le formazioni garibaldine, ormai attestate sui monti e nei paesini – Alpe, Fasce, Casanova – che sovrastano il corso del Trebbia, con continue incursioni sulla strada, la rendevano insicura. In uno di questi colpi di mano dei partigiani, venne catturato l’attendente del maggiore Paroldo: un ufficiale di carriera che godeva di grande prestigio e che, dopo la disastrosa ritirata dalla Russia, era stato internato coi suoi uomini in un «lager» tedesco.

La gente di Gorreto, dapprima diffidente e ostile, aveva finito con l’intrattenersi volentieri con lui a parlare dei partigiani che avevano presidiato il paese e dei loro comandanti che s’erano fatti benvolere da tutta la popolazione: fu così che quando il suo attendente, di nome Cattani, cadde prigioniero nelle nostre mani, gli venne facile farci sapere ch’era disposto a trattare il rilascio del suo attendente in cambio dei due partigiani caduti nelle sue mani.

La proposta era naturale che sollevasse dissensi perché fino allora mai avevamo avuto contatti per operazioni del genere con le forze della repressione; lo stesso comando della Sesta zona, interpellato, espresse parere contrario alla proposta avanzata dal parroco del paese di farsi garante della riuscita dell’operazione di scambio. Qui però era in gioco la vita di due partigiani che da un momento all’altro potevano essere tradotti a Genova dove li avrebbero fucilati, sicché il comandante col commissario della Cichero furono d’accordo di non tener conto delle obiezioni e senz’altro fissarono la data dell’incontro.



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